Molti in città cominciarono a fantasticare su quell’uomo, ognuno disse qualcosa che a suo parere era vero; le voci che giravano si possono riassumere in queste: era vedovo, non aveva figli, la casa era posizionata nella zona più prospera della foresta e per questo aveva tanta cacciagione e i suoi manufatti erano perfetti.
Queste voci giunsero ad un signorotto del luogo e volle vedere di persona questa casa ed il suo proprietario, nel suo viaggio constatò che la foresta era prospera, viva; gli alberi erano sani e vigorosi, il fiume pieno di pesci, trovò la casa esattamente dove gli avevano detto i paesani. Una casa a due piani, molto grande, un po’ scorticata sul legno esteriore, ma sana e non mangiata dalle tarme, si stupì e non capì come potesse un uomo solo vivere in una casa così grande, si avvicinò alla porta e bussò, non rispose nessuno, tentò quindi di aprirla ma la porta era chiusa. Fece il giro della casa e vide un fienile e un magazzino anch’essi grossi, provò ad accedervi ma erano chiusi, decise di aspettare il proprietario della casa.
Il cacciatore tornò all’imbrunire, vide l’uomo e corrucciò le sopracciglia:
-Chi siete e cosa volete? - gli chiese l’uomo con la sua voce bassa, gli abiti sporchi di terra ed erba, il cappello teso sulla fronte, la barba incolta da giorni ed il viso visibilmente stanco.
- Sono solo un viaggiatore, sono arrivato fin qui ed ho aspettato l’arrivo di qualcuno nella speranza mi indicasse la via di casa – l’uomo si spaventò del tono della sua voce, mentì sperando di mascherare la sua curiosità.
- E dov’è la vostra casa? - incerto sulle sue intenzioni rimase sulle sue.
- Arrivo dal paese ai margini della foresta, sig.? - in risposta ricevette solo silenzio, allora continuò – sentite, se non volete dirmi come ritornare a casa o non lo sapete almeno ospitatemi in casa vostra vedo che è abbastanza grossa, non darò fastidio.
Il cacciatore lo guardò e capì l’imbroglio, non comprendeva cosa volesse ancora ma sapeva che non era lì per caso.
- Io ora ho da fare altrove, non starò a casa se proprio vuole entrare ecco prendete – gli lanciò un mazzo di chiavi che l’uomo prese al volo – se trovate la chiave potrete accomodarvi. Buona fortuna
L’uomo lo guardò imbarazzato, balbettando azzardò a dire :- Ma, sono una cinquantina di chiavi, come faccio? Sono tutte uguali.
- Sono cinquantatre per l’esattezza, la porta principale, 50 stanze più il magazzino e il fienile; non sono tutte uguali le chiavi c’è una differenza tra ognuna di loro.
Il cacciatore si voltò e se ne andò per un sentiero che portava al fiume, prese un secchio vicino ad un ceppo con un ascia conficcata sopra e si avviò per la sua strada, l’uomo lo guardò perplesso con la bocca aperta. Guardò il mazzo di chiavi, lo rigirò ed osservò attentamente le chiavi, alzò le spalle andò alla porta principale, sospirò e depose il mazzo sul pomolo della maniglia.
L’uomo si girò per tornarsene da dove era venuto, ma vide che ormai era buio e la sua curiosità riprese più forte di prima, si nascose in un cespuglio vicino alla casa per aspettare lo strano cacciatore pensando che prima o poi sarebbe dovuto tornare.
Il cacciatore tornò a buio inoltrato, vide le chiavi appese e capì che l’uomo aveva rinunciato anche se non sapeva se si fosse impegnato almeno un po’, sorrise e cominciò il rito serale, prese una chiave la guardò attentamente e la rimise a posto, ne prese un’altra e fece lo stesso, ogni tanto il cacciatore toccava con le mani il ferro come controllasse qualcosa, l’uomo cercava di osservare meglio e si spostava nel cespuglio senza capire esattamente il perché facesse tutto ciò.
Il cacciatore trovò la chiave, ma si fermò si era accorto dei movimenti strani nel cespuglio. Con la chiave in mano tuonò senza muoversi:
- Venite fuori o volete rimanere all’addiaccio per tutta la notte?
L’uomo lento si alzò e si avviò a testa bassa, vergognoso non disse nulla. Il cacciatore lo guardò e sorrise sotto i baffi.
- Cosa volevate realmente?
- Ero solo curioso – rispose l’uomo sempre tenendo la testa bassa – le gente parla di voi e volevo vedere con i miei occhi.
- Ed avete visto tutto ciò che volevate?
L’uomo scosse la testa in senso di diniego, ma non rispose.
- Certo, perché siete pigro. Se aveste fatto attenzione e vi foste impegnato di più avreste potuto aprire la porta ed aspettarmi comodo dentro – parlò mentre apriva la porta e poi la spalancò, mostrando un corridoio lungo che partiva da un vestibolo non troppo grande, le lanterne accese , una ad ogni porta, depositò lì la sua giacca di lavoro, poi si avviò verso il fondo del corridoio ed aprì la porta della sala.
L’uomo timoroso, si tolse il cappello e lo seguì vide una sala grande con mobili di legno e intarsiati magnificamente, sul tavolo una cena con cacciagione e dell’acqua nella brocca, la tavola apparecchiata e pulita, il cacciatore portò la lanterna che aveva in mano sul tavolo già illuminato, la spense.
- Accomodatevi prendo i piatti anche per voi, la cena è fatta da mia moglie l’ha portata qui dal paese questa mattina, non è calda ma quando sono qui solitamente non mi serve, se vi accontentate... – e gli fece segno di sedersi, l’uomo non si fece pregare.
- Perchè? Perchè avete controllato tutte le chiavi prima di aprire la porta? Non conoscete la chiave di casa vostra? - azzardò a chiedere l’uomo ancora in imbarazzo
- Non voglio ricordare qual è la chiave di casa mia. Devo meritarmi di entrarci, e solo impegnandomi a trovare la chiave giusta ogni volta io mi merito tutto ciò che è qui dentro. Ma questo vale anche per le case degli altri. Se qualcuno mi dà le chiavi di casa sua è perché ha un’estrema fiducia in me, ma me la devo meritare, devo meritarmi la sua fiducia, devo impegnarmi per averla la prima volta ma devo impegnarmi per poterla mantenere.
Gli uomini cenarono chiaccherando e l’uomo arrivato dal paese, scoprì che in realtà il temuto e chiaccherato cacciatore non era altro che il falegname del paese e che in realtà tutti lo conoscevano. L’uomo ritornando alla sua casa fece tesoro dell’esperienza e mantenne sempre il segreto del cacciatore.
Rashna